Abusivismo e contraffazione nel settore della panificazione artigianale

Lezione di Arte Bianca n. 63

 

Relazione presentata alla videoconferenza “Abusivismo e contraffazione nel settore della panificazione artigianale” promossa da FIESA Asso panificatori Confesercenti nazionale.

L’Italia è uno degli Stati europei ad avere più marchi di tutela (circa 310 tra DOP, IGP, STG di cui quindici relativi al settore dell’arte bianca) ma è anche il primo paese a subire, più di ogni altro, il crimine alimentare, valutato intorno ai 15,5 miliardi/anno (dato 2015) di cui proprio il 16% riguarda la contraffazione dei marchi.

Su questi valori, tutte le sigle sindacali si sono sempre mosse con azione sinergica per contrastare e denunciare il fenomeno, non solo come danno erariale, imprenditoriale ma a tutela delle imprese oneste e dei consumatori.

Alla luce delle attuali modifiche dei consumi e abitudini alimentari risuona come un “controsenso salutistico” o “ipocrisia del benessere” pensare che il 13% dell’attuale consumatore (1), molto attento alla salute (intesa come “dieta” nel significato etimologico e storico), possa acquistare direttamente il pane abusivo o qualsiasi prodotto dell’arte bianca ai bordi di una strada (polvere, inquinanti chimici, metalli pesanti ecc.) non solo ma al 40% di chi acquista abusivamente non interessa per nulla il problema della “salute” al fronte di un prezzo molto basso, dimenticandosi come quest’ultimo sia sinonimo di scarsa igiene, agromafia, materie prime scadenti e/o scarto di lavorazione, assenza di autorizzazioni, forni abusivi a combustione e cottura mista ecc.

Per contrastare il fenomeno dilagante, il Consiglio Nazionale Anticontraffazione elaborò per il biennio 2017 – 18 un Piano Strategico Nazionale Anticontraffazione di cui Confesercenti è attualmente membro della Commissione Consultiva Permanente della Forze Produttive dello stesso Piano Nazionale.

Tale accordo è un sistema di prevenzione e contrasto che coinvolge una pluralità di soggetti (Ministero, Guardi di Finanza, Associazioni, Asl, Enti, Prefetture, Cittadini ecc.) atti a condividere linee e metodiche per una corale, coordinata, uniforme, centrale e sinergica azione di contrasto interforze del fenomeno. A tale proposito il Piano è suddiviso in sei Priorità Tematiche e Azioni Strategiche basate su iniziative messe in campo da diversi soggetti proponenti (Ministero dello Sviluppo economico, Ministero dell’Economia, Ministero dell’interno, GdF, CC, Associazioni, ecc.) al fine di svolgere azioni mirate di contrasto, tutela, formazione e informazione per il consumatore, le imprese, gli operatori e le autorità di controllo.

Fiesa Confesercenti è presente già da quattro anni con una serie d’iniziative atte a formare e informare gli OSA e i consumatori di cui, non ultimo, il convegno attuale che s’inserisce nell’iniziativa progettuale “Vigilanza e contrasto del lavoro nero”. Pertanto con l’azione formativa e informativa odierna si vuole:

  • Aumentare la consapevolezza individuale del significato di legalità e acquisto consapevole.
  • Contribuire alle Azioni strategiche intraprese dal Piano Nazionale.
  • Consolidare la collaborazione con tutte le Amministrazioni coinvolte nella rete nazionale anticontraffazione.
  • Condividere metodi, strategie e linee d’intervento.
  • Evidenziare e combattere il nuovo nero.
  • Focalizzare l’attenzione sulla discrepanza tra Usi e Consumi vs Codice del consumo.
  • Consolidare la collaborazione con le forze dell’Ordine.
  • Diffondere la cultura della legalità, rispetto delle leggi, ecc.
  • Evidenziare le criticità normative internazionali e nazionali.
  • Proporre soluzioni.

 

Il settore della panificazione artigianale soffre di problematiche importanti atte a rimarcare lo Stato di crisi produttiva per colpa, tra l’altro di: concorrenza del prodotto surgelato, del precotto surgelato estero a basso costo presenti sul territorio e acquistabili presso alcuni marchi di supermercati discount, concorrenza delle imprese agricole a fiscalità agevolata, fake news, mode, disinformazione, autodiagnosi di allergie e/o patologie, azione mediatica degli influencer aziendale, ecc., solo per citarne alcuni.

A ciò si aggiunga:

  • la vendita abusiva per strada, il pane venduto in “nero” e a pezzo nei ristoranti/ pizzerie senza codici ATECO specifici, oltre al mancato rispetto e conoscenza della normativa specifica del settore della panificazione,
  • la vendita in nero ad opera degli appassionati casalinghi sui social (si ricorda che il settore casalingo amatoriale non è vincolato dalle norme HACCP),
  • l’agropirateria intesa sia come falsificazione del marchio sia come falsificazione dell’alimento attraverso sofisticazioni, adulterazioni e alterazioni,
  • la non dichiarazione dello stato fisico del pane e/o brioches (surgelato fatto passare per fresco) nei banchetti e prime colazioni degli hotel,
  • l’omissione dello stato fisico del prodotto e della dicitura “pane conservato” secondo L. 231/17 oltre al Reg Ue 1169/11,
  • la presenza di enzimi autorizzati per legge cosi come la loro non minzione in etichetta, ma rilevatisi potenti “allergeni”,
  • la difformità di qualche norma giuridica denominata “Usi e Consuetudini delle Camere di Commercio” relativa ad alcune attività commerciali, rispetto alla normativa nazionale, ecc.

 

In riferimento a quest’ultimo punto, si pone l’accento proprio sulla non uniformità di quanto sancito nella norma nazionale D.lgs. 206/05, la Legge 441/81 e la Risoluzione n. 96410/15 del Ministero dello Sviluppo Economico rispetto a norme giuridiche non scritte, ma basate unicamente sul comportamento e sulle consuetudini locali, stabilite dalle Camere di Commercio.

Uno su tutti, il caso dell’“uso” o ”abitudine” in certe località, di vendere la pizza a pezzo e non a peso nelle pizzerie al trancio, ecc. Tale abitudine non solo obbliga a un duplice comportamento in fase di verifica, secondo quanto riportato proprio nella Metodologia di Controllo della GdF, ma pone l’ipotesi di un “possibile” mancato passaggio attraverso il registratore di cassa; cosa un pochino più complicata se la pizza è venduta a peso, per la correlazione diretta tra le bilance e lo stesso registratore.

Come già anticipato, nell’ambito del “nuovo nero” si focalizza l’attenzione su un mercato non lecito che si sta perpetuando attraverso i social, relativo sia alla vendita del pane a pezzo (oltre alla  mancanza dei codici di attività ATECO specifici per la vendita al dettaglio del pane) nelle pizzerie/ristoranti sia alla vendita operata direttamente dagli amatori casalinghi; vendita libera ed enfatizzata, molto spesso, da diciture similari a: “pane fatto in casa con amore secondo le tecniche tradizionali”, oppure più spudorata con messaggi tipo “si accettano ordinazioni  per feste…” ecc.

Nell’ambito delle falsificazioni strettamente legate all’alimento, si citano le non lecite denominazioni o claim “pane a fermentazione spontanea senza alcun tipo di lievito”, “senza lievito aggiunto”, “senza lievito” nate dall’altrettanto non lecita e diffusa tecnica di produzione in panificazione/pizzeria nota come fermentazione spontanea Wild Yeast Water.

Si ricorda che tale comportamento potrebbe essere ascrivibile al reato di “detenzione di sostanza alimentare in cattivo stato di conservazione” configurato come “Reato di Pericolo”, secondo la sentenza n.11996/2011 della Cassazione, nonché reato penale.  In questo caso, l’eventuale condanna potrebbe portare  alla revoca dei requisiti per lo svolgimento dell’attività commerciale ai sensi dei commi d ed e dell’art. 71 D.Lgs 59/10.

Anche in questo caso, cosi come successe circa quattro anni, una certa stampa ipocritamente salutista continua a dare credito non ponendosi mai la questione se certe metodiche siano o meno lecite per gli OSA e contribuendo all’amplificazione mediatica di una procedura illecita per gli operatori. Successe esattamente così anche per la “sofisticazione” palese, chiara, “quasi da manuale”,  sotto gli occhi di tutti gli Ispettori sanitari e non , dell’additivazione volontaria con il colorante E153 carbone vegetale negli impasti per pane, prodotti da forno, pizza; reato amplificato dalle opinioni di esaltazione salutistica di professionisti solamente televisivi e per nulla esperti del settore specifico.

Sempre in un ottica di “usi e abitudini” commerciali illeciti, si pone l’attenzione sulla palese violazione di qualche  denominazione di vendita degli sfarinati; orgoglio di molti professionisti del marketing aziendale e della comunicazione emozionale e modaiola, ma che nulla ha a che vedere con il rispetto delle norma chiara e specifica del settore (DPR 187/2001)

Restando nel campo degli sfarinati si assiste molto spesso all’additivazione volontaria di “enzimi” per migliorare le prestazioni panificatorie degli stessi senza l’obbligo di dichiarazione in etichetta. Se da una parte l’additivazione è lecita secondo l’attuale normativa europea dall’altro pone la questione sotto un problema di salute pubblica, relativa all’insorgenza di malattie professionali degli operatori. Tali complessi enzimatici, volutamente aggiunti, sono risultati “allergeni” pertanto, in quanto tali, sono responsabili di moltissime patologie dovute all’inalazione, impiego, contatto giornaliero con sfarinati, cosi come riportato in un’ampia bibliografia scientifica internazionale.

In questo caso la fumosità della legge, la libera interpretazione e la scarsa chiarezza comunicativa offrono scappatoie legali per questo illecito che si protrae da diversi anni senza che ne sia fatta menzione alcuna, non solo in etichetta.

La conclusione di detto intervento porta FIESA Asso panificatori Confesercenti a sottoscrivere l’impegno e la collaborazione già espressi nel Piano Strategico Nazionale rendendosi peraltro disponibile affinché si possa:

  • Operare la revisione della normativa nazionale e internazionale in virtù dei nuovi reati e del “nero” emergente.
  • Armonizzare su tutto il territorio italiano alcune norme di vendita specifica per non creare discrepanze tra Comuni e Regioni in virtù di norme nazionali chiare, consolidate da anni e rispettate dalla maggior parte degli operatori del settore.
  • Denunciare attività illecite perpetuate sia nei locali sia sul Web.
  • Procedere alla stesura di più severi protocolli d’intesa con GdF, Asl, Carabinieri NAS, Prefetture, Regioni, Ministeri, Provincie, Regioni oltre a sollecitare un maggior controllo sugli illeciti amministrativi e penali del settore.
  • Promuovere una massiva cultura della legalità, della tutela del made in Italy e dell’enogastronomia tipica.
  • Sollecitare una maggior presenza fisica sul territorio e ribadire la collaborazione con gli uffici/distaccamenti locali delle forze dell’ordine.
  • Sollecitare una maggior presenza della GdF, Polizia Postale sul web e sui social affinché si possano contrastare i reati.
  • Proseguire con la campagna di formazione e informazione per i cittadini, titolari d’imprese, ragazzi, OSA, Camere di Commercio, Addetti ai controlli, ecc.

 

Fiesa Assopanificatori Confesercenti ribadiscono il proprio impegno contro l’abusivismo e la contraffazione nel settore della panificazione con la piena consapevolezza che solo una collaborazione corale, compatta e interforze tra tutti gli attori delle politiche di contrasto può effettivamente tradursi in una centralità delle politiche di anticontraffazione tali da essere realmente efficaci per arginane localmente, sul territorio nazionale e in un ambito internazionale l’Agropirateria, l’Italian Sounding e le Agromafie.

 

NOTE

  1. Ricerca Format Research per ASSIPAN  2016

Dott.ssa Simona Lauri

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